E’ online il sito https://www.psicoanalisiteoretica.it

Il gruppo di lavoro che propone il progetto di Psicoanalisi Teoretica parte dall’idea esposta nei suoi scritti da Jean Laplanche che non può esistere una facoltà di psicoanalisi così come l’insegnamento della psicoanalisi non può che essere al di fuori di un contesto accademico e istituzionalizzato.

Il gruppo afferma che probabilmente viviamo già in un tempo nel quale fare formazione significa fare nello stesso tempo informazione. Ciò che appunto vuole fare va oltre l’aspetto pedagogico e formativo tradizionale in psicoanalisi: infatti alla fine del percorso che propongono non vi è la professione di psicoanalista.

Il loro scopo è informare circa la psicoanalisi, o almeno ciò che ognuno di loro intende con tale definizione.

Lo scopo quindi è fare in modo che la persona che ne ha sentito l’esigenza sia informato sulla psicoanalisi e possa utilizzare le conoscenze acquisite per comprendere meglio se stesso e la società nella quale vive.

Soprattutto arrivare ad avere gli strumenti per valutare se fare o meno un percorso di analisi personale ed essere in grado di scegliersi l’analista con il quale fare questo lungo, faticoso e spesso costoso lavoro.

Essere informati significa allora sapere cosa cercare e arrivare a trovarlo magari in tempi più brevi di quelli di solito richiesti da una analisi personale.

A molte persone è capitato di attraversare dei periodi un po’ problematici: difficoltà nel lavoro e/o nelle relazioni affettive o disturbi dell’umore e dell’autostima.

In questi casi chi ti sta accanto, magari un amico, ti consiglia di parlarne con qualcuno. Da quel momento, per tanti, si pone il problema di a chi potersi rivolgere, dove cercare, con quali parametrarsi.

Il gruppo di lavoro di Psicoanalisi Teoretica ritiene che un lavoro di informazione/formazione sia in grado di poter chiarire le idee a chi si trova in questa spesso dolorosa e difficile situazione su che cosa cercare.

Inoltre, pensa anche che questo lavoro di lettura dei testi e conseguente discussione con una figura tutoriale possa favorire la ricerca su se stessi, proprio perché si è sovente portati a prendere se stessi come esempio sul quale parametrarsi.

Ovviamente il lavoro che il gruppo propone non è indirizzato a tutti. Occorre un minimo di capacità critica, tanta volontà e ancora maggiore curiosità di scoprire parti di se stessi ignote in quanto inconsce. A tutto questo va aggiunta una cultura universitaria o equivalente, ritenendo quest’ultima la necessaria premessa sulla quale fondare le speranze di un esito almeno gratificante.

Quando si inizia una analisi il primo compito dello psicoanalista è quello di instaurare una “situazione analitica”, quello che in termini tecnici è definito setting.

Si spiega all’analizzando la necessità di fare un accordo nel quale si stabilisce il numero delle sedute, la loro durata ed il loro costo; che sarà invitato a stendersi su un lettino ed avrà l’analista fuori dalla sua visuale; soprattutto lo si informa su cosa ci si aspetta da lui nel tempo della seduta.

Nel caso della Psicoanalisi Teoretica, dal punto di vista formale, avviene qualcosa di simile ma non identico a quello di una analisi personale.

Semplicemente perché non si sta facendo una analisi, ma un lavoro che ha uno scopo diverso e che quindi richiede una situazione ed un metodo diverso.

Lo psicoanalista non sarà fuori la visuale del soggetto, ma seduto di fronte; non si limiterà ad una ascolto, ma interverrà attivamente dando indicazioni e partecipando alla discussione da una posizione non simmetrica: la posizione tipicamente ricoperta da chi si colloca in un ruolo di Tutor.

All’inizio viene specificata la struttura della proposta che è definita informativa e formativa. La sua durata triennale, la tempistica settimanale, le modalità di esecuzione degli incontri, l’oggetto ed il metodo di studio o comunque una strutturazione che vada incontro il più possibile alle esigenze del richiedente.

La specificità di quanto il gruppo di lavoro propone consiste nel metodo. Infatti procede esattamente adottando lo stesso procedimento che Freud ha inaugurato con i suoi studi e che Jean Laplanche ha definito “a spirale”.

Di regola si può rappresentare con una linea retta l’aumento progressivo di sapere e conoscenza di un individuo e si può rappresentare con una linea retta che sale progressivamente.

Freud si comporta diversamente e questo lo vediamo in tutta la sua opera dove, già all’inizio, troviamo tutte le tematiche che saranno poi riprese negli scritti degli anni successivi, ma con una sostanziale differenza: questa progressione non è mai lineare e quindi raffigurabile con una linea retta.

Ad esempio, Freud torna su un determinato argomento dopo diversi anni ma, nel frattempo, ha acquisito nuove conoscenze che gli permettono di valutare in modo diverso e più ricco le esperienze precedenti.

Il percorso di Freud viene raffigurato con un movimento a spirale dove si torna, giro su giro, al medesimo punto ma ad un livello superiore di sapere.

Essere ad un livello superiore illumina diversamente tutto il sapere fino ad allora conosciuto.

In un certo senso qualcosa di simile alla “Teoria dei livelli” di Italo Calvino il quale scrive che la realtà si compone di diversi livelli e intervenendo su uno di questi si va a modificare anche il contenuto degli altri.

Il procedimento a spirale è quello che viene adottato in questo progetto.

 

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